Papa Leone XIV: Regina Coeli senza paura, la Chiesa si rinnova

Papa Leone XIV: Regina Coeli senza paura, la Chiesa si rinnova

L’11 maggio 2025 è stato un giorno che resterà impresso nella memoria collettiva, e non solo per il caldo insopportabile di quella giornata a Piazza San Pietro. Il Papa Leone XIV, un tipo che pare uscito dritto da una storia di riscatto, ha esordito con un Regina Coeli che ha acceso la piazza come una miccia. Centomila persone, non meno, lo hanno accolto, e non perché fosse il solito Papa di turno, ma perché Leone XIV ha parlato dritto al cuore della gente. Non ha avuto paura di mettersi in gioco, di smuovere le acque, di dire quelle cose che altri avrebbero evitato, per paura di perdere consenso. Non ha usato frasi fatte, né promesse da campagna elettorale: ha parlato di guerra, di pace, di sofferenza e, soprattutto, di verità. Ed è proprio questo che ci vuole: un Papa che non ha paura di scottarsi le mani nel fango del mondo.

Leone XIV non ha pensato di inaugurare il suo pontificato con la solita sfilza di parole zuccherate. No, lui ha subito affondato il colpo: ha fatto il punto su un anniversario che non è solo storia, ma cicatrice viva del nostro passato, l’ottantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Un evento che ha ridotto il mondo in macerie e che, a distanza di decenni, non possiamo più dimenticare. “Mai più guerre, mai più sofferenze”, ha dichiarato. Dure parole. Ma chi ha orecchie per sentire, sa bene che non c’è pace senza verità. E poi, un colpo sotto la cintura: ha citato il suo predecessore, evocando la “terza guerra mondiale a pezzi”, come a ricordare che il male non dorme mai, e la Chiesa non deve chiudere gli occhi davanti alla realtà. Se qualcuno si nasconde dietro la tradizione come un vecchio abito troppo stretto, Leone XIV ha mostrato che la fede deve essere una forza viva, capace di entrare nei conflitti di oggi senza paura di sporcarsi.

E non è finita lì. Il Papa, senza giri di parole, ha parlato della sofferenza del popolo ucraino. “Le porto nel mio cuore”, ha detto. E questa non è una dichiarazione che si può fare con il cuore di pietra. Un Papa che non ha paura di entrare in un territorio minato, che non si fa fermare dai buoni propositi che non fanno altro che ingabbiare l’umanità. E il bello è che non si è fermato lì. Ha lanciato il suo grido di dolore per la Striscia di Gaza, chiedendo il cessate il fuoco immediato. Un messaggio chiaro: non c’è spazio per le guerre fatte di sangue e indifferenza. Voglio pace, e la voglio subito.

Ma tra una richiesta di pace e l’altra, Leone XIV ha anche messo un pizzico di umanità. Il 11 maggio non è solo la festa della pace, è anche la festa della mamma, e il Papa ha trovato il tempo per un saluto affettuoso a tutte le mamme, con quel tono che sa come arrivare dritto al cuore. E il pubblico ha risposto come se avesse trovato finalmente un Papa che non guarda il mondo da una finestra, ma che lo vive, lo respira. Lo acclamano: “Leone!”. Non è solo un nome, è una speranza.

Prima del Regina Coeli, c’è stata la Messa. Nulla di eccezionale, se non fosse che anche la liturgia, sotto la guida di Leone XIV, sembra respirare aria nuova. Ha concelebrato con il priore di Sant’Agostino, Padre Alejandro Moral Anton, in un atto che mescola tradizione e innovazione. La Chiesa deve continuare a guardare al passato, ma senza aver paura di rinnovarsi.

Le parole del Papa sono chiare: la pace non è solo un desiderio, è un ordine. Non basta predicarla, bisogna viverla, soprattutto quando il mondo è in fiamme. La Chiesa non può permettersi di rifugiarsi in un passato che non torna più, non può chiudere gli occhi davanti ai conflitti che dilaniano il mondo. Le parole non bastano più, ci vuole azione. Non serve rimanere impalati in una retorica sterile, come se il mondo fosse un museo da visitare a distanza. Le sofferenze, i conflitti, le ingiustizie sono lì, sotto il nostro naso. E se qualcuno ha il coraggio di sfidare il potere statico della Chiesa, quel qualcuno è Leone XIV.

Il suo messaggio è semplice ma forte: “Voglio un miracolo di pace”. E non è solo un sogno, è la sua sfida. E se qualcuno sa come affrontare il mondo senza paura, è proprio lui. Perché è un Papa che non ha paura di mettersi in gioco, che non ha paura di dire le cose come stanno. La sua è una ventata d’aria fresca, che ci ricorda che la Chiesa non è un luogo dove la fede viene ingabbiata, ma un luogo dove la fede diventa azione. Come andrà a finire? Non lo sappiamo. Ma una cosa è certa: Leone XIV non si ferma davanti a niente, e questa Chiesa ha bisogno di qualcuno che, finalmente, la guidi senza paura.