in Papa Leone XIV, Ucraina

Il Papa in Trincea: Tra Ucraina e Russia, Leone XIV Gioca il Jolly della Pace

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. E pare che Papa Leone XIV abbia deciso di non stare a guardare mentre l’Europa orientale balla sull’orlo del precipizio. La crisi in Ucraina si fa più calda ogni giorno, e la risposta del Vaticano non si è fatta attendere.

Con un colpo da maestro degno di un vecchio volpone del calibro di Giulio Andreotti, Leone XIV ha dichiarato il 15 maggio di essere “con il popolo ucraino” e pronto a dare una mano per riportare il dialogo al centro del campo (fonte: LaPresse). Ma non si tratta soltanto di parole al vento. Qui si parla di offrire “lo spazio per facilitare” negoziazioni. Un’offerta concreta lanciata senza se e senza ma, come ha ribadito il Cardinale Parolin.

Parolin, Segretario di Stato Vaticano, ha confermato l’intenzione del Papa di rinnovare un appello per la pace, sperando che a Istanbul possano aprirsi “spiragli” per il dialogo (fonte: LaPresse). Certo, è chiaro a tutti che non si campa di solo pane e speranze. Ma l’idea è che qualcuno debba pur cominciare a ragionare prima che il mondo finisca all’ombra di un fungo atomico.

In un mondo in cui molti inveiscono, pochi parlano con buonsenso e ancora meno ascoltano, Leone XIV ha scelto di scendere in campo, non con la carica di un leone d’Africa, ma con la pazienza di un pastore che conosce ogni volto del gregge.

Non è un caso se il presidente Zelensky si è affrettato a ringraziare il Papa, lodandone le sagge parole e il sostegno alla pace globale (fonte: Il Quotidiano). Politica? Forse. Ma anche un riconoscimento che, in tempi difficili, il dialogo è un’opportunità, non un’utopia.

Il Papa, durante un incontro con i rappresentanti delle Chiese orientali, non ha lesinato appelli per la pace. Ha condannato senza mezze misure l’uso delle armi, un gesto da leader della vecchia guardia con lo sguardo puntato sulle nuove frontiere della diplomazia (fonte: TGCOM24). E qui, amici miei, c’è da chiedersi se davvero siamo di fronte a un nuovo approccio che mescola fede e politica, come olio e aceto, ma con l’intento di ottenere un’emulsione solida.

Per chi si chiedesse se tutto questo sia pura facciata, è bene ricordare che la diplomazia è un’arte da equilibristi, un gioco di specchi che riflette non solo la storia, ma anche il futuro. Chi semina pace, passerà alla storia, dice Leone XIV. Una frase che non suona solo come un messaggio, ma come un monito a chiunque abbia ancora orecchie per ascoltare.

Ma le reazioni della comunità internazionale? C’è chi applaude e chi solleva qualche sopracciglio. Alcuni temono che la mediazione vaticana sia solo un simbolo, una candela in una tempesta. Altri, invece, riconoscono che questo tentativo non è destinato a cambiare il mondo da solo, ma è un passo nella giusta direzione in un mare di incertezze e disillusioni.

Alla fine della fiera, rimane una domanda: sarà mai possibile che la diplomazia della Santa Sede riesca là dove altri hanno fallito? Ci piace pensare che la risposta sia nelle mani di chi accetterà l’invito a dialogare, a guardarsi negli occhi, a mettere da parte l’orgoglio. E forse, tra una preghiera e un discorso, il vecchio sogno di pace potrà trovare nuova vita.

E se vi pare poco, forse è solo perché abbiamo dimenticato che la storia è fatta anche di piccoli momenti che hanno cambiato il corso degli eventi. Basta un attimo, una parola giusta al momento giusto. E il Papa pare avere il fiuto per capire quando è il momento di parlare.

Forse Papa Leone XIV non cambierà il mondo da solo, ma nel frattempo, ci mostra che la leadership può ancora avere un volto umano. E che, in fondo, chi vivrà vedrà.

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